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Ricordiamo tutti i mesi del primo lock-down. Ricordiamo tutti quei giorni chiusi dentro casa, al riparo dalla paura di una pandemia sconosciuta, inarrestabile e terrificante.
In quei momenti surreali, fatti di smart-working e video chiamate, paure e speranza, bollettini del Ministero della salute, dirette serali del Presidente del Consiglio e i cortometraggi di Zerocalcare “Rebibbia quarantine“; in quei giorni in cui l’impensabile si era realizzato, l’unica cosa che ci ha permesso di continuare a vivere “normalemente” è stato Internet.
è grazie alla possibilità di accedere ad Internet, di agire e continuare le nostre attività nel mondo digitale, che abbiamo potuto studiare, lavoare, divertirci, informarci, restare in compagnia e molto altro.
Ecco perché l’accesso ad Internet deve essere un diritto: per evitare che nessuno, pubblico o privato che sia, ci privi della porta di accesso a un mondo nuovo, per fare in modo che la connessione sia sempre disponibile ovunque e in modo stabile, veloce, neutrale, eguale ed effettivo.

In una delle sere del primo lock-down da Covid-19, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlò proprio del diritto di accesso ad Internet e dell’importanza di un suo riconoscimento costituzionale.

Conte: inserirei il diritto di accesso ad Internet in Costituzione (6 aprile 2020)